Dovevo partire oggi, giovedi (anche se è già venerdi). Ma non me la sentivo.
Ultimamente non dormo un cazzo. E perdonate la volgarità.
Sarà il caldo, saranno i vicini fracassoni, sarà il telefono che squilla sempre troppo presto, saranno tutte le preoccupazioni che affollano la mia povera testolina.
Vado a letto all'alba, avvolta stretta stretta nel lenzuolo, anzi nel lenzuolo + copriletto imbottito. La paura fa venire freddo, e anche le preoccupazioni.
Mi sveglio puntualmente prima delle 10. E non voglio. Mi oppongo con tutte le mie forze. Invano.
Mi sento creativa, ho tante idee per la testa e anche la paura che svaniscano non appena avrò messo piede a Bologna. Qui costruiscono alberghi e micro-appartamenti e i bar tamarri spuntano come funghi. Ma i vicoletti storti, i muri scrostati, i gatti arruffati che indugiano nel sole ad ogni angolo, i cani semi-randagi che corrono per la piazza bianca con la coda nervosa, le piante che si arrampicano sulle rocce, quelli ci saranno sempre. Muoiono nel sole, e si bagnano di pioggia. E anno dopo anno, stagione dopo stagione, sono lì, eterni ed immutabili come la terra.
E io non posso che sentire il mio cuore riempirsi di speranza. Nonostante tutto.